Lo Sport sfida il terrorismo – Un mio articolo su “Avvenire”

21742828_10156734533727516_3022533247004109175_nPubblicato il 15 settembre 2017 su Avvenire, p. 19.

Dopo l’attentato del marzo 2009, subìto dalla nazionale di cricket dello Sri Lanka, il Pakistan non poteva più esibirsi negli stadi del proprio paese e per ragioni di sicurezza giocava negli Emirati. Ora i match disputati in terra pachistana hanno posto fine all’esilio.

I migliori giocatori di cricket sono in Pakistan per “battere” il terrorismo. Lahore è una città in festa e in trepidante attesa per l’ultima sfida decisiva. Dopo la vittoria di martedì scorso, 12 settembre, la nazionale pachistana è incappata il giorno dopo in una sconfitta che ha riportato in parità la serie, ma ciò non ha fermato la gioia nè i festeggiamenti. Il vero successo, infatti, è che, dopo otto anni di assenza, il cricket internazionale sia tornato in Pakistan. Continua a leggere

Il cricket internazionale torna in Pakistan contro il terrorismo

DJd4M3EWsAIUxjZ“Sappiamo tutti bene che questa non è una semplice partita di cricket”. Najam Aziz Sethi, presidente della Federazione pakistana di cricket, sa bene che la posta in gioco dell’incontro che comincerà fra poche ore allo stadio Gheddafi di Lahore fra la nazionale di casa il Pakistan e il World XI va ben oltre lo sport.

Da quanto nel marzo del 2009 un attentato aveva colpito proprio a Lahore la nazionale srilankese di cricket che si recava allo stadio, Continua a leggere

La frase del giorno (10.6.2017)

DB8QNHRXgAI4N1LLa frase del giorno è di Rashid Khan, il fenomenale giocatore di cricket afghano che dopo aver brillato nel campionato indiano ha contribuito ad una storica vittoria dell’Afghanistan contro le West Indies. (Ne avevamo già parlato qui) Il giovane lanciatore ad effetto, oltre a confermare la sua classe con una prestazione magistrale (ben 7 eliminazioni e solo 18 punti concessi in 52 palle lanciate) si è dimostrato un atleta sensibile a quanto avviene al di fuori dal campo da gioco. Nella cerimonia in cui è stato premiato miglior giocatore dell’incontro ha voluto dedicare la sua vittoria alle vittime del terribile attentato che ha colpito Kabul nei giorni scorsi: Continua a leggere

Su Avvenire la storia di Rashid Khan

563251-rashid-khan-040717Ogni favola ha il suo lieto fine. Quello di Rashid Khan sembrava essere stato scritto in febbraio, quando, con un ingaggio di ben 550.000 euro, è diventato il primo afghano scelto da una squadra dell’Indian Premier League (Ipl), il lucrativo e spettacolare campionato indiano di cricket. Le superbe prestazioni sin qui offerte di fronte ai ben più blasonati colleghi hanno però chiarito che quest’astro nascente potrà aggiungere ancora molti capitoli alla sua storia personale e a quella del suo Paese. Continua a leggere

Cricket & Beer l’accoppiata vincente per il politico-sportivo in pensione

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Non c’è dubbio che il momento più alto della seconda giornata del test match di cricket fra Australia e Pakistan di questa notte a Sidney sia stato quando, verso le 11.55 del mattino (ora locale), le telecamere hanno inquadrato un arzillo ottantasettenne seduto in tribuna vip che, sospinto da un’ovazione generale, si è “seccato” in pochi secondi la birretta che teneva in mano. (Guarda il videoContinua a leggere

L’atleta del mese: Oscar Pistorius

A febbraio diversi atleti hanno raggiunto exploit straordinari ma il folle gesto del velocista sudafricano impone una riflessione sul campionismo (Articolo inizialmente pubblicato su TPI)

Avremmo potuto parlare degli exploit di Ted Ligety, lo sciatore americano capace di vincere l’oro in supergigante, gigante e supercombinata ai mondiali di Schladming, dei goal con cui Jonathan Pitroipa ha portato il Burkina Faso a un passo dal trionfo in Coppa d’Africa, oppure di Hashim Amla il cricketer sudafricano di religione mussulmana che, statistiche alla mano, è attualmente il miglior battitore al mondo sia nei test match, sia nel formato ODI. Considerato l’impatto globale del Super Bowl avevamo invece pensato di raccontare la “favola americana” del linebacker Ray Lewis trionfatore a New Orleans con i Ravens, ma un fatto di cronaca nera ha deciso altrimenti. Continua a leggere

Francesca e il cricket in rosa

Intervista pubblicata inizialmente su Pianeta Sport.

Nessuno meglio di Francesca Jayarajah potrebbe parlare del cricket femminile in Italia. Francesca è il capitano del Capannelle Cricket Club, la storica società di Roma fondata dal padre Alfonso e dove gioca il fratello Leandro, che dal 2009 ha vinto entrambe le edizioni del campionato italiano femminile.

Come e quando hai cominciato a giocare a cricket?

«Ho passato la maggior parte delle domeniche della mia infanzia a bordo dei campi da cricket, giocando all’aria aperta mentre mio padre disputava le partite e mia madre si occupava della gestione del nostro club. Assieme agli altri bambini che frequentavano il campo e, naturalmente, con mio fratello ci divertivamo ad improvvisare delle piccole partite di cricket cercando di emulare i “grandi”. Tuttavia, solo dal 2009, ho praticato seriamente questa disciplina, allenandomi con costanza assieme alle mie compagne, in vista del campionato nazionale.»

Storicamente in Inghilterra il cricket è stato visto come un gioco prettamente maschile: in base alla tua esperienza come giudichi, invece, la situazione del cricket femminile qui in Italia?

«Più che di discriminazioni o di limitazioni, in Italia soffriamo di una scarsa diffusione di questo sport, pertanto le difficoltà maggiori che incontriamo sono proprio la mancanza di giocatrici e di occasioni di gioco. L’evoluzione del settore femminile nel nostro paese è stata a singhiozzo: sebbene ci siano stati club che hanno tentato fin dai primi anni novanta di avvicinare le donne al cricket, solo nel 2001 è stato organizzato il primo campionato femminile italiano. Si è trattato però di un esperimento momentaneo al quale hanno partecipato solo due squadre siciliane. Otto anni più tardi, forti anche della maggiore attenzione per il settore femminile a livello europeo e mondiale, è stata di nuovo tentata l’esperienza, con maggiore successo. Quest’anno sarà infatti disputato per il terzo anno consecutivo il campionato nazionale femminile sia a livello Under 13 che seniores.»

Oltre al campionato, che si gioca nell’arco di un weekend, quali sono le altre opportunità per le ragazze di giocare a cricket in Italia?

«Le ragazze fino ai 15 anni hanno la possibilità di giocare durante tutta la stagione disputando il campionato Under 15 open, aperto cioè ad entrambi i sessi, che si disputa su più giornate. L’attività delle ragazze sopra i 15 anni e delle adulte è invece principalmente incentrata su sessioni di allenamento di livello tecnico sempre maggiore o partite di allenamento con alcuni dei giocatori della squadra maschile. Purtroppo, infatti, l’enorme distanza che separa le attuali squadre femminili, nonché gli impegni lavorativi, rendono molto ardua l’organizzazione di partite amichevoli.»

Sei la capitana del Capannelle, la squadra che da due anni vince il campionato: il rapporto con le tue compagne?

«Quando abbiamo iniziato questa avventura insieme, la maggior parte di loro aveva una conoscenza molto basilare del cricket: avevano visto i loro mariti o fidanzati giocare oppure avevano avuto qualche timida esperienza di gioco a livello scolastico. L’approccio con le varie tecniche di gioco, il materiale nonché le dinamiche di squadre è stato senza dubbio un’esperienza completamente nuova e assai stimolante. Ciò che mi ha piacevolmente stupito di più è stata la loro voglia di mettersi in gioco, imparare e migliorarsi. Ci siamo allenante con una costanza e una serietà da far invidia ai nostri colleghi maschi e devo dire che il gruppo è davvero cresciuto a vista d’occhio. Il rapporto con loro è ottimo: cerchiamo di stimolarci a vicenda per migliorare e durante gli allenamenti non mancano le chiacchiere, le risate e le battute.»

Cosa consigli a una ragazza che si volesse avvicinare a questo sport?

«Deve semplicemente superare la timidezza iniziale, poiché non appena si partecipa al gioco, se ne è immediatamente coinvolti. Il cricket è infatti una continua sfida contro l’avversario ma anche contro se stessi, una sfida volta a raggiungere prestazioni sempre più elevate. Per giocare, inoltre, non basta forza e velocità bensì sono fondamentali anche concentrazione, precisione, riflessi pronti e capacità di strategia, tutte qualità nelle quali le donne possono eccellere.»

@NicolaSbetti

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Nuovi sport asiatici all’arembaggio

Articolo inizialmente pubblicato su Pianeta Sport

L’evoluzione degli sport dei Giochi d’Asia rispecchia la sempre maggior centralità del continente nello scacchiere mondiale, non solo a livello economico e militare ma anche a livello culturale. Se alle Olimpiadi, ancora dominate da un’élite conservatrice europea, gli sport di origine non-occidentale si contano sulle dita di una mano, nei Giochi d’Asia aumentano di quadriennio in quadriennio. Nel 1951 le competizioni in programma erano tutte di origine occidentale; solo nel il sollevamento pesi alcuni paesi asiatici potevano vantare una certa tradizione. Tra il 1954 e il 1962 furono inseriti alcuni sport come la lotta, l’hockey su prato, il tennistavolo e il badminton che pur essendo di origine europea avevano un’importante diffusione in Asia. Dalla metà degli anni Sessanta a quella degli anni Ottanta furono aggiunti nel programma esclusivamente sport olimpici di origine occidentale. Nel 1986 spinti dal crescente peso politico-economico delle tigri asiatiche fecero il loro ingresso lo sport nazionale giapponese, il Judo, e quello coreano, il taekwondo. Continua a leggere

Nel pantano dei Giochi del Commonwealth

Articolo inizialmente pubblicato su Pianeta Sport

Basterà la cerimonia d’apertura a mettere la parola fine alle polemiche che stanno tempestando l’India e gli organizzatori dei Giochi del Commonwealth? Difficile a dirsi; anche perché agli espropri delle case per costruire le nuove avveniristiche strutture sportive – fenomeno che ormai caratterizza tutti i mega-event di paesi non occidentali (vedi Pechino 2008, Sud Africa 2010) e possibile anche in una democrazia come l’India grazie a una legge risalente ancora all’Impero britannico – si sono aggiunti ritardi, carenze strutturali e scandali di corruzione.  Anche il piano emergenziale, posto in essere per finire entro i termini, è stato rallentato dalle forti piogge e dalle epidemie di febbre. Il momento più basso è stato poi raggiunto il 21 settembre, quando un ponte, che avrebbe dovuto collegare il villaggio degli atleti allo stadio, è collassato al suolo, ferendo 23 operai, perché costruito in troppa fretta e con materiali scadenti. Continua a leggere